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Fortuna e mainstream dell’Aria in re maggiore BWV 1068

Aria sulla quarta corda Bach - Procol Harum
Aria sulla quarta corda Bach - Procol Harum

Da Les Swingle Singers ai Procol Harum fino a Bobby McFerrin: il successo mediatico dell’Aria sulla quarta corda nell’immaginario musicale collettivo.

L’Air ossia Aria in re maggiore è parte integrante della Suite per orchestra BWV 1068 di Johann Sebastian Bach (1685-1750), terza di una serie di quattro.

La raccolta è unanimemente considerata, insieme ai sei Concerti Brandeburghesi BWV 1046-1051, tra i massimi capolavori strumentali realizzati nel periodo di Köthen (1717-1723).

L’Aria sulla quarta corda, titolo con il quale la composizione è nota al grande pubblico, è uno dei più celebri brani di Bach, da tempo presente nelle più conosciute playlist dei grandi successi della musica classica. Né si tratta dell’unico brano: nell’elenco compaiono in molti casi altre musiche celebri del compositore tedesco, come la Toccata e Fuga (BWV 565) in re minore, la Badinerie (BWV 1067) o quello che è spesso genericamente chiamato il “Minuetto di Bach” (Minuet in sol maggiore, BWV Anh 114).

Leggi anche: Perché l’Aria sulla quarta corda si chiama così?

La celeberrima composizione in re maggiore ha suscitato negli anni un unanime e costante interesse. Questo avvenne sia da parte del pubblico che di molti artisti, che hanno proposto nel tempo anche numerose rivisitazioni.

Ripercorriamo insieme le fasi che hanno accompagnato lo sviluppo interpretativo moderno dell’Aria BWV 1068.

Dove nascono le Suites orchestrali?

Le Suites orchestrali erano composizioni pensate per il piacere e le inclinazioni del principe Leopold Anhalt-Koethen (1694-1728). La piccola ma raffinata corte si ispirava esplicitamente al modello francese di Versailles.

Il periodo di Koethen fu tra i più felici e prolifici per la carriera musicale di Bach. Il principe Leopold lo assunse infatti come Kappelmeister, a differenza dell’incarico che ebbe invece a Lipsia di Thomaskantor.

Proprio in conseguenza di tale diffuso modello culturale, si era affermata anche in terra tedesca la forma musicale della suite, ossia una serie standardizzata di danze eseguite strumentalmente, in genere quattro: Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga. Le Suites, legate a codificati modelli coreutici, trovavano presso la corte del Re Sole la loro più alta e simbolica rappresentazione formale. Accanto alle quattro danze, era possibile trovare ulteriori altre composizioni, in parte poi sopravvissute nel repertorio musicale europeo, come ad esempio il Minuetto. Momento introduttivo della suite era l’Ouverture, ossia “apertura”, che di fatto, appunto, “apriva” con una prospettiva d’impatto teatrale l’evento sonoro.

L’approdo della musica di Bach nella società contemporanea

Sembra esservi una particolare sintonia tra la musica di J. S. Bach e la società odierna, basata sulla capillarità, velocità e compresenza di più mezzi di comunicazione.

Tale intesa pare resistere anche ai periodici mutamenti tecnologici. La musica di Bach rimane infatti piacevole tanto per le generazioni più mature, legate alla radio, al vinile e alla televisione, quanto per quelle più giovani, dipendenti dal telefono cellulare e dalle tracce digitali mp3.

L’Aria sulla quarta corda pare trovare ampio consenso anche in caso di fruitori appartenenti a diverse aree geografiche. Ed altrettanto trasversale risulta essere l’attenzione al repertorio bachiano nei più disparati contesti sociali, culturali e linguistici.

Da questo punto di vista l’Air è un caso di eccezionale valenza: un fenomeno mediatico e comunicazionale di notevole portata, le cui origini guardano al recente passato della storia del mondo occidentale, intorno agli anni Cinquanta del Novecento.

Certamente tale moderna diffusione trae origine anche dalle periodiche operazioni di recupero, valorizzazione e diffusione musicale che si ebbero già tra Ottocento e Novecento.

Verso la metà del XIX secolo in Europa si affermò infatti un primo fenomeno di riscoperta, indicata in storia della musica come Prima Bach – Renaissance. Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) fu il pioniere di questa prima grande riscoperta della musica bachiana in tempi moderni.

Ci fu anche una seconda Bach – Renaissance, nata nella seconda metà del XX secolo, e che vide l’affermarsi di celebri interpreti come Gustav Leonhardt (1928-2012) e Jordi Savall (1941) ed in cui molte interpretazioni puntavano al recupero documentato della prassi esecutiva musicale bachiana.

È con l’inizio degli anni Sessanta dello scorso secolo che ha inizio una nuova fase per l’Air.

Ward Lamar Swingle e Les Swingle Singers (1962)

aria sulla quarta corda
Ward Lamar Swingle

Nel 1962 l’arrangiatore e cantante jazz Ward Lamar Swingle (1927-2015) fondava in Francia Les Swingle Singers, un gruppo musicale vocale accompagnato da una moderna base musicale strumentale composta da pianoforte, contrabbasso e batteria.

La grande intuizione di Lamar fu quella di rendersi conto delle potenziali “moderne” capacità espressive della musica bachiana.

Infatti, fino a quel momento quel repertorio classico era considerato troppo complesso ed aulico per i gusti popolari, e perciò ritenuto inadatto alle masse.

Il gruppo, sciolto nel 1972 e rifondato in Inghilterra negli anni Settanta con il titolo definitivo di The Swingle Singers, ebbe sin dagli esordi un successo straordinario: nei primi 35 anni di attività, il gruppo realizzò oltre tremila concerti dal vivo in tutte le nazioni del globo e ben quaranta incisioni discografiche. In particolare, l’originale arrangiamento dell’Air nel 1963 ebbe un successo enorme, avvicinando significative porzioni di generico pubblico, da sempre considerato poco disposto ad ascoltare la musica classica.

L’operazione di Lamar fu a dir poco rivoluzionaria. Egli generò una vera e propria frattura tra chi propugnava la “purezza” dell’esecuzione originale e chi invece vedeva nell’arrangiamento e nella trascrizione delle possibilità non secondarie per una effettiva rinascita della musica classica.

Aria sulla quarta corda in Italia

In Italia, l’incisione del 1963 venne ripresa nel 1981 quale sigla di una fortunata serie documentaria televisiva, Quark, condotta dal divulgatore scientifico Piero Angela (1928-2022) per la RAI. Il binomio proposto, assai riuscito, tra mondo della scienza e J. S. Bach, nonché tra musica classica e arrangiamento jazz, ebbe riscontri positivi ed immediati.

Nell’immaginario collettivo, quel brano e quella trasmissione crearono un diverso ed originale piano estetico e culturale per l’opera bachiana, di valenza certamente nazionale. Va infatti ricordato che Piero Angela era stato non solo giornalista e conduttore televisivo, bensì anche, in gioventù, un pianista jazz.

Procol Harum: A Whiter shade of Pale (1967)

La strada intrapresa dai The Swingle Singers di rilettura di questa ed altre opere bachiane non fu in ogni caso l’unica in quel periodo.

Pochi anni dopo, nel 1967, a Londra, il musicista rock Gary Brooker (1945) diede inizio ad una collaborazione artistica con il paroliere Keith Reid (1946). La collaborazione era finalizzata alla creazione di un nuovo gruppo musicale, i Procol Harum.

Il duo compose una canzone di lancio, A Whiter shade of Pale, per la Deram Records.

Il criptico testo della canzone necessitava per motivi pratici di un’introduzione strumentale. I due si rivolsero allora al tastierista Matthew Fisher (1946), il quale ebbe l’idea di abbinare il basso dell’Aria sulla quarta corda con la melodia del corale bachiano Wachet auf, ruft uns die stimme BWV 140. Non solo: Fisher utilizzò, tra i primi al mondo, l’organo elettronico Hammond per il particolare arrangiamento musicale.

Il brano ebbe anche una versione italiana, a cura del noto paroliere Giulio Rapetti (1936), in arte Mogol, e cantata dal gruppo italiano dei Dik Dik con il titolo Senza luce.

In Italia le generazioni nate tra gli Anni Sessanta e Settanta videro in quel primo tentativo di progressive pop un vero e proprio nuovo genere musicale, che ben presto divenne spia e testimonianza di importanti cambiamenti sociali a livello planetario.

Erano infatti gli anni degli hippies, della diffusione delle droghe più o meno sintetiche, della guerra in Vietnam, ed infine di una serie di proteste studentesche ed operaie che culminarono nel cosiddetto Sessantotto.

Leggi anche: Invenzioni e Sinfonie per la giornata internazionale della Musica Antica

Gli anni 2000: Bobby McFerrin e il grande concerto di Lipsia

Bobby MCFerrin Bach Aria sulla quarta corda
Bobby McFerrin

In tempi più recenti, Bobby McFerrin (1950) ha realizzato molteplici iniziative e progetti musicali incentrati anche sull’Air in re maggiore.

Il noto cantante internazionale afroamericano ha delle capacità vocali straordinarie ed una vasta preparazione musicale nei generi classica, rock, jazz e pop; oltre ad essere naturalmente un esperto conoscitore dell’opera di Johann Sebastian Bach.

McFerrin nel 2000, in occasione del 250° anniversario della morte di Bach, diresse un originale festival nella Marktplatz della città di Lipsia.

Durante il concerto si tennero decine di performances musicali. L’unica regola era la ricerca della fusione tra la musica del Genio di Eisenach e qualunque tipologia di formazione musicale strumentale e vocale esistente.

Si trattò di uno straordinario esperimento in diretta, un’esplorazione sul tema “Bach” di tutti i generi musicali, dalla classica alla leggera, dagli archi agli ottoni, dal genere rock al progressive, dal pop al jazz.

Si stima che al concerto di Lipsia abbiano partecipato almeno circa 50.000 persone.

Della serata è stato ricavato un DVD live dal titolo Swinging Bach, tuttora in commercio.

L’interpretazione fornita da McFerrin in quell’occasione per l’Aria sulla quarta corda fu semplicemente straordinaria, anche perché realizzata con il solo ausilio di un microfono ed un sistema di amplificazione.

Eppure, l’attenzione ed il silenzio che accompagnò l’esibizione in quella notte a Lipsia, con 50.000 spettatori è la migliore conferma di come, ancora oggi, la musica di Johann Sebastian Bach sia nella sua essenza una straordinaria testimonianza umana, culturale e musicale.

Un vero e proprio patrimonio sonoro ed immateriale collettivo, nel quale chiunque, provando meraviglia ed emozione, può ritrovare sé stesso, e tutto il genere umano.

Massimo Salcito

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2 commenti su “Fortuna e mainstream dell’Aria in re maggiore BWV 1068”

  1. Un lavoro esemplare caro Maestro!
    Ti aspettiamo presso l’Accademia Musicale OSA per rivivere nuovamente le belle serate culturali condivise negli ultimi mesi.
    Grazie

  2. Caro Manuel,

    sono contento che l’articolo sia di tuo gradimento!

    Tra non molto uscirà la terza ed ultima parte della “trilogia” dedicata alla storia ed alla evoluzione dell’Air BWV 1068.

    Grazie!

    Saluti!

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