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L’Aria in re maggiore BWV 1068

    Una celebre composizione orchestrale di Johann Sebastian Bach conosciuta come Aria sulla quarta corda

    Durante i miei anni d’insegnamento in Conservatorio mi è stato chiesto in varie occasioni quali fossero le composizioni più note del genio di Eisenach. Il compositore organista e clavicembalista d’epoca barocca in assoluto più famoso nella storia della musica occidentale, Johann Sebastian Bach (1685-1750).

    Per quanto riguarda il genere orchestrale, certamente i sei Concerti Brandeburghesi BWV 1046-1051 rappresentano una vera e propria summa musicale e strumentale, nonché estetica, in genere noti anche al grande pubblico, quello meno avvezzo ad ascoltare musica classica.

    L’Aria tratta dalla Suite per orchestra in re maggiore BWV 1068

    Eppure, il brano musicale per antonomasia, quello che può essere portato quale esempio di una memoria musicale collettiva non solo italiana ed europea ma mondiale, è un altro: l’Air, o Aria in italiano, tratta dalla suite per orchestra in re maggiore BWV 1068.

    Per suite si intende una collezione di brani strumentali di danza, di frequente con specifici e diretti riferimenti al coevo repertorio barocco francese: tant’è che la BWV 1068 è nota anche con il nome di Ouverture, ossia Apertura, dal brano iniziale della raccolta.

    La suite era essenzialmente musica destinata all’intrattenimento. L’Aria infatti era considerata musica composta per accompagnare momenti cerimoniali e ricreativi alla corte di Leopold Anhalt-Koethen (1694-1728), principe presso il quale Bach fu impiegato come Kapellmeister ossia Maestro di Cappella dal 1717 al 1723.

    La suite è scritta per un’orchestra d’archi completata da trombe, oboi e timpani, ed è la terza di una serie di quattro.

    Ma perché il brano è universalmente conosciuto come l’Aria sulla quarta corda?

    Non si tratta certo di una dicitura originale, in partitura è infatti annotato dal copista, in italiano: “Air a Violino Conc.[ertato]”.

    La didascalia è conseguenza dell’arrangiamento realizzato da August Wilhelmj (1845-1908) violinista ed insegnante tedesco di una certa notorietà per l’epoca.

    Fu amico personale del compositore Richard Wagner (1813-1883), attivo in Australia e a Londra, apprezzato da musicisti famosi dell’epoca come Franz Liszt (1811-1886) che l’aveva definito a suo tempo “il giovane Paganini”.

    Verso la metà del XIX secolo in Europa era già in piena espansione il fenomeno di riscoperta e rivalutazione delle composizioni di J. S. Bach: fase che viene indicata in storia della musica come Prima Bach – Renaissance e che venne patrocinata dal compositore tedesco Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847).

    Leggi anche: Perché l’aria sulla quarta corda di Bach è così famosa?

    Un adattamento al gusto musicale dell’epoca

    Wilhelmj, anche per intuibili ragioni di logica editoriale e commerciale, visto il favore con cui erano accolte le esecuzioni di opere bachiane, pensò bene di arrangiare il brano dell’Air adattandolo al gusto musicale dell’epoca.

    Traspose quindi verso il basso la tonalità d’impianto: da re maggiore a do maggiore.

    Wilhelmj portò la parte dei Violini Primi nella tessitura inferiore dello strumento, in modo da poter suonare l’intera linea melodica sulla corda più bassa.

    Da questo derivò appunto la denominazione “quarta corda”, corrispondente a quella più bassa del violino, ovvero il sol.

    Egli aggiunse infine tutta una serie di indicazioni dinamiche, che avevano però il difetto di imporre di fatto una lettura fortemente romantica del brano, anziché rispettare, com’è oggi d’uso, la prassi esecutiva barocca originale.

    Una curiosità, che ebbe non poche conseguenze nel modo di eseguire l’Aria fino a non molti anni fa.

    Spostando la parte melodica del brano nel registro basso, le parti orchestrali medie ed acute dovettero di conseguenza suonare in staccato e pianissimo, spesso utilizzando la sordina.

    Gli strumenti più bassi, come violoncelli e contrabbassi, per mantenere un equilibrio sonoro con le parti precedenti, erano necessariamente portati a loro volta ad usare la tecnica del pizzicato.

    Fu per molti versi un vero e proprio stravolgimento della scrittura bachiana. Tuttavia l’arrangiamento ebbe un notevole successo editoriale di stampa, seguito per molti anni anche da molteplici registrazioni radiofoniche e in vinile.

    Leggi anche: Razionalità e passione nell’aria in re maggiore BWV 1068 di J. S. Bach

    La Seconda Bach Renaissance

    Le cose cambiarono all’incirca a metà degli anni Settanta del secolo scorso, quando l’avvio della Seconda Bach – Renaissance, la nuova fase di riscoperta della musica bachiana ispirata però a criteri di maggiore aderenza stilistica e filologica all’originale, non cominciò ad imporsi nel panorama musicale internazionale.

    Nel frattempo, generazioni di musicisti, e naturalmente di violinisti, avevano però imparato a identificare la composizione come tale.

    Pur trattandosi di una denominazione postuma e inesatta, il titolo sopravvive ancora oggi nel linguaggio comune, per indicare quella che è probabilmente la più bella e la più conosciuta composizione per orchestra di Johann Sebastian Bach.

    Massimo Salcito

    Aria sulla quarta corda manoscritto.
manoscritto. Berlino, StaatsbibliothekPreußischerKulturbesitz, D-B Mus.ms.Bach P 1055
    Facsimile originale dell’Air in re maggiore, manoscritto. Berlino, StaatsbibliothekPreußischerKulturbesitz, D-B Mus.ms.Bach P 1055.

    Leggi anche: Dalla riscoperta del clavicembalo all’Early Music Renaissance

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