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Il Combattimento di Tancredi e Clorinda Nella versione di Malipiero 

Quel rispetto per la fonte documentaria originale. Malipiero e la sua versione del Combattimento

A differenza di Alceo Toni e di altri compositori del ‘900, Gian Francesco Malipiero (1882-1973) realizzò un completo progetto editoriale monografico di trascrizione in notazione moderna delle composizioni di Claudio Monteverdi, del quale fu grande estimatore. La sua versione del Combattimento di Tancredi e Clorinda è divenuta alla fine del ‘900 un vero e proprio testo di riferimento per le nuove generazioni di musicisti, italiani ed esteri, nell’ambito dell’importante fenomeno della riscoperta della musica antica

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Malipiero e Claudio Monteverdi

L’interesse di Malipiero per la figura e l’opera di Claudio Monteverdi emerse sin dagli anni della formazione musicale, quando nel 1902, all’età di circa vent’anni e poco dopo il rientro a Venezia, cominciò a frequentare la Biblioteca Nazionale Marciana, il cui cosiddetto Legato Contarini 1843 conserva ancora oggi diverse testimonianze musicali monteverdiane. Dal 28 agosto di quell’anno il suo nome compare quasi quotidianamente negli elenchi delle firme dei visitatori.

Parallelamente all’acquisizione approfondita delle fonti storiche, Malipiero diede inizio ad una sistematica analisi strutturale delle opere, fornendo di fatto in molti casi le prime effettive valutazioni stilistiche sul compositore cremonese, e correlando le stesse alle trascrizioni a stampa sino a quel momento realizzate.

Le precedenti pubblicazioni a stampa

Fino alla stesura della collana monografica, l’unico caso di riorganizzazione sistematica dell’opera monteverdiana era stato realizzato sulle fonti documentarie al momento disponibili a Bologna dal bibliotecario Gaetano Gaspari (1807-1881) e dal suo allievo Luigi Torchi (1858-1920), autori del catalogo dell’archivio storico dell’allora Liceo Musicale “Rossini”. 

Due le sole pubblicazioni musicali esistenti all’epoca sul celebre madrigale. Il sesto volume della raccolta L’Arte Musicale in Italia, contenente due brani di Monteverdi, Il Ballo delle ingrate e appunto il Combattimento di Tancredi e Clorinda (Milano, Ricordi, 1897) del già citato Luigi Torchi. E la revisione sul Combattimento realizzata dal direttore compositore e critico musicale Alceo Toni (1884-1969), edita da Gabriele d’Annunzio (1863-1938) per la collana I Classici della Musica Italiana nel 1919-20 (Milano, Società Anonima La Santa).

Un antagonista di Malipiero

Il rapporto tra Malipiero e Alceo Toni risultò essere sempre improntato a divergenti posizioni estetiche e musicali. Toni intervenne pesantemente sulla scrittura originale monteverdiana, adattandola ai gusti estetici del periodo, mentre Malipiero ritenne sempre essenziale il rispetto della fonte documentaria originale.

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Di particolare peso nello scontro tra i due il crescente ruolo politico del Toni, uomo protetto dal regime, e la parallela parabola discendente di Malipiero, ben presto emarginato anche nell’ambito dell’intellighenzia musicale nazionale. Pur evitando conflitti diretti, Malipiero non fece mistero, in più documenti epistolari con colleghi fidati, del suo disprezzo anche professionale per Toni, definendo la sua revisione del Combattimento come «bestialissima».

Malipiero e d’Annunzio, un rapporto monteverdiano

Nonostante la presenza del Toni nell’entourage del Vittoriale, Malipiero ebbe comunque un ottimo rapporto culturale e musicale con Gabriele d’Annunzio, improntato ad una comunanza d’intenti nella volontà di recupero del patrimonio musicale storico nazionale, sin dal tempo dalle frequentazioni parigine del 1913, come documentato dalla monografia di Rubens Tedeschi. Le alterne fortune del primo conflitto mondiale in Veneto ritardarono fino al 1919 la creazione della congiunta collana I Classici della Musica Italiana, seguita da non pochi scambi epistolari su temi dell’estetica monteverdiana, completati da frequenti visite al Vittoriale. In tali occasioni Malipiero organizzava anche concerti privati su musiche del compositore cremonese, frutto delle sue ricerche e trascrizioni. D’Annunzio venne tenuto quindi costantemente informato dei progressi editoriali monteverdiani del Malipiero, fornendo un presumibile positivo riscontro alle varie fasi. Non è quindi un caso che la monografia dedicata al compositore cremonese del Malipiero (1929) si apra con una testuale citazione dannunziana tratta da Il Fuoco; e che la monumentale collana monteverdiana riporti in frontespizio la doppia localizzazione, Asolo – Vittoriale degli Italiani.

TUTTE LE OPERE DI CLAUDIO MONTEVERDI

La redazione della serie monografica (vennero prodotti ben 17 volumi, organizzati in 22 parti), si svolse in due distinti periodi: dal 1922 al 1926, e dal 1926 al 1942. Nella prima fase Malipiero fu di fatto anche redattore, mentre nella seconda fase l’editore di riferimento divenne la Universal Edition di Vienna. Dopo la Seconda Guerra Mondiale vennero realizzati non pochi aggiornamenti (in particolare nel 1968), anche a seguito di un’ulteriore collaborazione editoriale con la Chester di Londra.

Nella prefazione, Malipiero dichiarava:

«[lo scopo] non è quello di risuscitare i morti, ma di rendere giustizia a un genio, e dimostrare che le grandi manifestazioni dell’arte antica hanno ancora un fascino per il mondo moderno.»

La collana comprende i nove libri a stampa dei Madrigali, la trilogia operistica (Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria, Incoronazione di Poppea), la musica sacra ed una prima serie di composizioni sparse.

L’approccio di Malipiero all’opera monteverdiana fu ispirato ad un suo fedele recupero documentario, purtroppo non accompagnato da oggettive procedure di valutazione e comparazione delle fonti musicali secondo le attuali metodologie d’indagine. La frase che il compositore veneto rivolse a suo tempo ad Alfredo Casella del 1941 sulla trascrizione del Combattimento è in ogni caso sintomatica:

«La mia [sottolineato] non è mia, è l’originale»

A distanza di quasi cento anni dalla prima uscita, la collana di Malipiero rappresenta ancora oggi un significativo momento nel complesso fenomeno della Monteverdi Renaissance degli ultimi cento anni.

Il Combattimento secondo Malipiero

L’attenzione di Malipiero al Combattimento di Tancredi e Clorinda è relativamente circoscritta, come comprovato dalla documentazione superstite. Questa lettura è dovuta in parte alla generale percezione della figura monteverdiana nel primo ‘900: le composizioni ritenute allora essenziali e preminenti nella produzione del compositore cremonese erano considerate infatti le opere liriche, viste quali indiscusse anticipazioni dell’importante produzione italiana, realizzatasi dalla seconda metà del XVII secolo in poi.

L’Ottavo Libro di Madrigali e il Combattimento 

Malipiero sottolineò in più occasioni come nel campo della produzione madrigalistica Monteverdi avesse sempre mantenuto un’effettiva indipendenza dagli argomenti e dai contenuti dei testi poetici. In questa lettura, il Combattimento rappresentava a suoi occhi di fatto un’eccezione, in quanto «egli si sottomette umilmente alla poesia di Torquato Tasso». Anche la relativa valutazione che fece della scrittura musicale di quel madrigale non è entusiastica. 

«[Monteverdi] concede a malincuore che si possano introdurre [delle gorghe o trilli] nel punto sopraindicato [si riferisce alla stanza della Notte del testo tassiano], soltanto perché ormai deve sottomettersi alle esigenze di una sua creazione: il bel canto. Ma purtroppo insistendo nella ripetizione delle parole e accordando il predominio alla voce, sia pure per sottolineare le passioni dell’oratione, ha contribuito a trasformare la passione della oratione in passione per la sola voce e allo sfacelo dell’oratione, tanto più che la sua musica istrumentale è sempre inferiore e sottomessa a quella vocale» (Malipiero, Claudio Monteverdi, 1929: 31-32)

Le alterne fortune del Combattimento di Malipiero

La prima esecuzione documentata della versione realizzata da Malipiero avvenne al Teatro Goldoni di Venezia il 4 novembre 1932, nell’ambito del Secondo Festival di Musica Contemporanea: ma si trattò di un episodio isolato. 

La versione realizzata da Gian Francesco Malipiero fu infatti poco conosciuta ed utilizzata, tra gli Anni ’20 e gli Anni ’40, e poi dal Dopoguerra fino agli Anni ’80, causa la contemporanea presenza di altre due pubblicazioni sul medesimo argomento di maggior successo. 

La prima fu quella di Alceo Toni (1919-21), che si impose come modello di riferimento per l’esecuzione italiana ed estera del Combattimento per tutto il ventennio, causa anche il preminente ruolo politico del suddetto.

La seconda revisione fu quella di Giorgio Federico Ghedini per la Suvini Zerboni (1949), che ebbe un indiscutibile successo sia in concerto che in allestimenti lirico-teatrali, nonché per le numerose incisioni discografiche.

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Le celebrazioni nazionali del 1967 per i 400 anni dalla nascita del compositore cremonese, pur attirando sul personaggio l’attenzione del panorama musicale italiano ed estero, per molti versi si risolsero in una lettura ancora lontana dal corretto approccio alle fonti musicali perseguito da Malipiero. Ne rese contezza Annibale Gianuario (1911-1991), che in più occasioni sottolineò come all’epoca musicisti e studiosi avessero regolarmente travisato i modelli interpretativi ed estetici monteverdiani, falsandone significati e relativa comprensione. Non a caso Gianuario citava un passo di un libello di Malipiero, Così parlò Monteverdi:

«… il 1967 sarà una gran festa per la musicologia e questa certamente mi farà la festa, eppure ci vorrebbe molto poco per riammettermi com’ero nel consorzio di quei musicisti che parlarono un linguaggio nuovo, ma chiaro e che graficamente ebbero sempre a disposizione il segno corrispondente al suono desiderato.»

Solo alla fine degli Anni ’80, parallelamente all’avvento della Early Music in Italia, la trascrizione di Malipiero acquisì effettiva importanza, contribuendo non poco alla rinnovata fase di interesse per l’opera monteverdiana.

Dal 1943 agli Anni ‘80

Nel 1943 la trascrizione di Malipiero fu per un breve periodo al centro dell’attenzione musicale nazionale. Dal marzo all’ottobre di quell’anno, si svolsero infatti in buona parte a Firenze e a Venezia le celebrazioni per i 300 anni dalla morte del compositore cremonese, con cicli di concerti e conferenze, a cui la stampa di regime diede ampio risalto, e alle quali in parte collaborò lo stesso Malipiero. 

Il 27 e il 29 marzo 1943, in particolare, il Teatro La Fenice di Venezia realizzò la produzione di un trittico composto dalla Storia di un soldato di Stravinskij, la Sacra Rappresentazione di Abram e d’Isaac di Ildebrando Pizzetti e il Combattimento di Tancredi e Clorinda nella versione Malipiero. Sotto la direzione di Antonio Pedrotti, si esibirono le prime parti del corpo di ballo del teatro veneziano Tony Corcione e Rya Teresa Legnani. La replica del 29 marzo venne trasmessa in diretta radiofonica nazionale serale dall’E.I.A.R.

In seguito, la trascrizione di Malipiero fu di fatto trascurata. Fece eccezione il caso della stagione 1967/68 della “Toscanini” di Torino, inaugurata proprio con il Combattimento nella versione Malipiero, in occasione dei quattrocento anni dalla nascita del compositore cremonese. Si trattò presumibilmente di un’esplicita scelta del direttore d’orchestra Ruggero Maghini (1913-1977), storico collaboratore del compositore veneziano.

Seguirono quindi le prime produzioni discografiche. Agli inizi degli Anni ’70 venne realizzata l’incisione curata dallo studioso monteverdiano Denis Stevens (1922-2004), quale direttore dell’orchestra dell’Angelicum di Milano. E negli Anni ’80 vi furono alcune trasmissioni radiofoniche dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino.

Qualificati interpreti contemporanei del repertorio monteverdiano, come il M° Rinaldo Alessandrini, hanno recentemente riconosciuto l’importanza del ruolo svolto da Gian Francesco Malipiero nella ricostruzione dell’effettiva essenza delle opere di Claudio Monteverdi.

Massimo Salcito

4 Secoli di Combattimento ed oltre

Un progetto di Massimo Salcito

Bibliografia

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GIAN FRANCESCO MALIPIERO, Lettera ad Alfredo Casella a proposito della sua stesura del Combattimento, 4 maggio 1941, Venezia, Fondazione Cini, Fondo Casella, corrispondenza Casella-Malipiero, L.3703, busta XVIII, fascicolo 2.

GIAN FRANCESCO MALIPIERO, Così parlò Monteverdi, Milano, All’insegna del pesce d’oro Edizioni, 1967

GIAN FRANCESCO MALIPIERO, Ritorno di Claudio Monteverdi, «Scenario. Rivista delle Arti della Scena», direttore Nicola De Pirro, Società Anonima Editrice Cinema, Milano-Roma, Rizzoli. Ripubblicato in «Music@. Rivista bimestrale del Conservatorio di Musica “Alfredo Casella” – L’Aquila», Anno IV, n. 15, pp. 23-25

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MARIA CECILIA PALANDRI (a cura di), Gian Francesco Malipiero, Il carteggio con Guido M. Gatti, 1914-1972, Firenze, Olschki, Firenze 1997

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