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Claudio Monteverdi, vita ed opere

Il compositore cremonese attivo a Mantova e Venezia. L’Imperatore della musica

Claudio Monteverdi

L’Imperatore della musica: questo fu il titolo con cui lo scrittore e poeta Angelo Grillo (1557-1629), profondo conoscitore delle opere di Claudio Monteverdi, lo appellava nel Delle Lettere. Un degno titolo, poi dimenticato dalle cronache dell’epoca, e riscoperto solo nel 1993 a opera dello studioso roveretano Marco Tiella, autore di un volume per l’editore Moschini, Claudio Monteverdi Imperatore della Mvsica.

Il ruolo di Claudio Monteverdi (1567-1643) è di eccezionale importanza nella storia della musica italiana ed europea. Di fatto, le sue opere segnarono il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. Il compositore cremonese, insieme a Carlo Gesualdo (il principe dei musici, 1566-1613) e a Girolamo Frescobaldi (1583-1643), fu infatti il principale innovatore nell’evoluzione del linguaggio musicale tra fine Cinquecento ed inizio Seicento.

Chi era Claudio Monteverdi?

Nato a Cremona il 9 maggio 1567 si trasferì a Mantova nel 1590 dopo gli studi di organo, viola da gamba e composizione. Intraprese la carriera come violista e compositore alla corte dei Gonzaga.

La pubblicazione dei primi volumi di madrigali, in particolare il IV ed il V, suscitarono la reazione di Giovanni Artusi (1540-1613), allievo del più noto Gioseffo Zarlino.

Nel saggio L’Artusi Overo Delle Imperfettioni Della Moderna Musica, Ragionamenti dui (Venezia, 1600), e nel successivo L’Artusi Della Imperfezione Della Moderna Musica, Parte Seconda (Venezia, 1603), Artusi attaccò le innovazioni apportate dal compositore cremonese allo stile tradizionale. Artusi bollò tali innovazioni come, appunto, imperfette.

Dopo varie vicissitudini con la famiglia Gonzaga, nel 1613 Claudio Monteverdi ottenne l’incarico a Venezia di maestro di cappella presso la Basilica di San Marco, che tenne fino alla morte, avvenuta il 29 novembre 1643. Il compositore cremonese, in quanto anche cittadino mantovano, non spezzò comunque mai del tutto i contatti con la corte dei Gonzaga, mentre nel frattempo ebbe vari e proficui rapporti di lavoro con la famiglia reale degli Asburgo, dedicataria di diverse sue opere a stampa.

Le opere principali di Claudio Monteverdi

Cospicua la produzione compositiva del Monteverdi. A cominciare dai ben nove libri di raccolte di madrigali, vocali e vocali-strumentali, editi a stampa, in genere a cinque voci, che coprono un periodo compreso dagli anni della formazione a Cremona fino alla morte. Il IX libro venne pubblicato postumo nel 1650. Ancora più significativa la serie di opere drammatiche e in genere rappresentativo, a cominciare dalla cosiddetta “trilogia”, formata da L’Orfeo (1607), Il ritorno di Ulisse in patria (1640) e infine L’incoronazione di Poppea (1643). La “trilogia” viene unanimemente considerata una terna di gemme musicali e teatrali, pietre miliari nella nascita dell’opera lirica come oggi la conosciamo.

Molte altre opere, come L’Arianna (1608), sono invece andate parzialmente oppure totalmente perdute.

Molto ricca anche la produzione sacra e liturgica, legata alle necessità professionali a San Marco, tra cui spiccano per importanza il Vespro della Beata Vergine (1610) e la Selva morale e spirituale (1640).

Il creatore della musica moderna

Il compositore cremonese viene definito in molti casi come il creatore della musica moderna. Attento osservatore della natura umana, Monteverdi riconosce infatti per primo alla musica la possibilità ed i mezzi espressivi per rivelare parte della natura umana. Infatti egli cerca di cogliere nei più reconditi aspetti, gli affetti dell’animo. Seguendo posizioni coeve di autori del suo tempo, egli è di fatto il vero artefice del passaggio tra due epoche ben distinte. Dall’estetica rinascimentale, che poneva nella forma e nell’equilibrio della struttura il punto più alto della perfezione formale e sostanziale, si passa alla nuova età barocca. Quest’ultima cerca di identificare in tutti gli aspetti della complessità dell’anima, le sue contraddizioni, le sue aspirazioni etiche ed emotive. Non a caso, la parola barocco è traducibile come perla irregolare.

Il pur importante contrappunto, basato sulle ferree regole dell’imitazione e della simmetria, con Monteverdi viene integrato nell’ambito di una scrittura più libera, situazione che non implica però una mancanza di struttura e di forti relazioni musicali.

Si tratta del passaggio dalla cosiddetta prima prattica, cristallizzata da Gioseffo Zarlino, e di cui Giovanni Maria Artusi si fece paladino contro Monteverdi, verso la nuova seconda prattica.

In quest’ultima la parola assume un ruolo preponderante, essendo non più oggetto della costruzione contrappuntistica, bensì vero motore ed ispiratore della musica stessa.

Massimo Salcito

1 commento su “Claudio Monteverdi, vita ed opere”

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