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Alceo Toni: Vita, opere ed eredità culturale di un musicista del regime

    Biografia di Alceo Toni: critico musicale, musicista e ricercatore romagnolo

    Alceo Toni nacque a Lugo, in provincia di Ravenna, il 22 maggio 1884, da Angelo e Maria Montanari, secondo di cinque figli. Compì gli studi musicali presso l’allora Liceo musicale “Rossini” di Bologna, sotto la guida di Luigi Torchi (1858-1920) per il violino e, successivamente, di Marco Enrico Bossi (1861-1925) per la composizione. Nel 1908 sposò Margherita Rossi (1888-1975). La coppia non ebbe figli. Testimone di nozze fu Fausto Balbo (1885-1912), fratello del più celebre Italo Balbo (1896-1940), esponente di spicco del nascente regime fascista. La madre dei Balbo, Malvina Zuffi, era originaria di Lugo e legata alla famiglia Toni da una consolidata amicizia.

    Il contesto romagnolo

    Il contesto sociale della Romagna negli Anni ’20 deve aver influito non poco nella formazione politica e ideologica di Alceo Toni, in modo parallelo a quella della famiglia Balbo.

    La regione presentava i contrasti sociali tipici del periodo a cavallo tra le due Guerre: la classe contadina era alla ricerca dell’affermazione dei propri diritti lavorativi, favorita dalla diffusione delle nuove idee socialiste, mentre le classi dei medi e grandi proprietari terrieri si schieravano su posizioni sempre più conservatrici e oltranziste.

    Non risulta che Toni abbia partecipato alla Prima Guerra Mondiale, ma certamente condivise con i Balbo l’aspirazione militare interventista nei confronti dell’Impero Austro-Ungarico, che ostacolava ancora in parte la riunificazione del territorio nazionale, agognata sin dal 1860. Tale elemento fu uno dei fattori alla base della nascita dei Fasci italiani di combattimento, particolarmente attivi in Romagna.

    Le elezioni politiche nazionali del 1919, con la forte affermazione del Partito Socialista e le conseguenti rivolte contadine e operaie nel Centro e Nord Italia (note come “biennio rosso”), rappresentarono un ulteriore incentivo per personaggi come Balbo e Toni ad abbracciare le sorti del Partito Nazionale Fascista, al quale aderirono sin dalla nascita nel 1920.

    Tale visione politica influenzò l’approccio di Toni alla cultura e alla musica italiana, orientandolo verso una chiave nazionalistica se non revanscistica. L’esplicito schieramento politico favorì la sua carriera professionale, permettendogli di ottenere incarichi come critico musicale, direttore d’orchestra, compositore, nonché ruoli burocratici, come la dirigenza della Triennale di Milano, che gli garantirono contatti con importanti figure intellettuali dell’epoca.

    L’adesione al Sindacato Nazionale Musicisti

    Logico passo nella carriera di Alceo Toni fu, a quel punto, l’iscrizione al Sindacato Nazionale Fascista dei Musicisti, al quale aderì sin dalla fondazione, al fianco di figure come Giuseppe Mulé (1885-1951) e Adriano Lualdi (1885-1971), divenendo successivamente membro del comitato direttivo. Toni intrattenne regolari rapporti, sia epistolari che di persona, con personaggi di spicco come Gabriele d’Annunzio (1863-1938), una relazione che gli permise di partecipare in diverse occasioni alla collana I Classici della Musica Italiana, presieduta dal Vate dal 1918 al 1921.

    Leggi anche: Il Combattimento di Tancredi e Clorinda, una Versione di Alceo Toni Per G. d’Annunzio

    In linea con la sua opposizione alle tendenze progressiste, Toni si schierò a favore del Secondo Futurismo (1928-1939), un approccio artistico che integrava i principi del Surrealismo e che era strettamente legato al regime fascista, condividendone le tecniche di comunicazione governativa. Questo movimento artistico ricevette favori in termini di commesse e occasioni promozionali. Grazie a ciò, Alceo Toni ebbe rapporti con figure come Enrico Prampolini (1894-1956) e Mario Sironi (1885-1961).

    Nel 1933, Toni pubblicò un articolo sulla rivista «Futurismo II», intitolato Aeromusica: musica e volo, che conteneva chiari richiami alla teoria di Tommaso Marinetti (1876-1944). Il saggio rifletteva ancora una volta la vicinanza di Toni alle posizioni di Italo Balbo, il quale vedeva nello sviluppo dell’aviazione un’arma strategica, sia dal punto di vista militare che come strumento di promozione ideologica del regime.

    Il Manifesto dei musicisti italiani

    Il momento di scontro con buona parte dell’intellighenzia musicale italiana, schierata su posizioni ispirate ad un generale rinnovamento di tecniche e forme musicali, si concretizzò il 17 dicembre 1932, quando Alceo Toni elaborò in prima persona il testo del «Manifesto di musicisti italiani per la tradizione dell’arte romantica dell’Ottocento». Tesi principale del manifesto era l’esplicita opposizione a certi compositori (Casella e Malipiero in particolare, anche se non citati), ritenuti troppo ‘moderni’, e l’appassionata difesa della tradizione musicale italiana, da Gabrieli a Puccini, vanto ed orgoglio italiano.

    Il documento venne pubblicato su due dei maggiori quotidiani dell’epoca: il «Corriere della Sera» (Milano) e «La Stampa» (Torino). Fu sottoscritto dai musicisti Ottorino Respighi (1879-1936), il già citato Mulè, Ildebrando Pizzetti (1880-1968), Riccardo Zandonai (1883-1944), Riccardo Pick-Mangiagalli (1882-1949), Guido Guerrini (1890-1965) e Gennaro Napoli (1881-1943). Fu condiviso anche da Guido Zuffellato, membro della sezione veneta del Sindacato, e dal critico Alberto Gasco (1879-1938), a dimostrazione che l’operazione di Alceo Toni fu tutt’altro che priva di un attento disegno strategico. Franco Alfano (1875-1954) e Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) si rifiutarono esplicitamente di firmare il documento, in seguito provocatoriamente definito dallo studioso e critico musicale Fedele D’Amico (1912-1990) come «Il Manifesto del Tritume».

    Piccoli e grandi contrasti del mondo musicale

    Alceo Toni, figura esplicitamente protetta dal regime, non era certo particolarmente amato nell’ambiente musicale nazionale. Se ne criticavano soprattutto le capacità di interagire con la classe al potere, ottenendone favori e prebende. Accade così, ad esempio, con Gian Francesco Malipiero (1882-1973), causa di numerosi contrasti resi pubblici sulle diverse zone d’influenza musicale nazionale. Toni scrisse esplicitamente a Malipiero, confermandogli l’esclusione dalla partecipazione all’ennesima edizione della Triennale di Milano, lamentandosi di essere stato a sua volta escluso dalle produzioni musicali veneziane dell’epoca.

    Anche l’operazione del «Manifesto» fu ampiamente criticata, a cominciare proprio da Malipiero, ma non pubblicamente, per evitare di diventare vittima delle conseguenze di un inevitabile generale ostracismo. Le reazioni tendevano quindi a manifestarsi attraverso dichiarazioni più o meno criptiche, spesso affidate alla corrispondenza privata tra colleghi di assoluta e dichiarata fiducia.

    Nel 1933, Malipiero, in una lettera indirizzata ad Elsa Respighi Olivieri Sangiacomo, figlia del già citato compositore Ottorino Respighi, e con evidente riferimento ai fatti del 1932, realizzò a margine della missiva un piccolo disegno raffigurante un clown che regge un cerchio, accompagnato dalla scritta: «cercate l’autore del manifesto». Dà comunque da pensare che l’autore della celeberrima suite per orchestra I pini di Roma avesse a suo tempo sottoscritto tale dichiarazione. Se ne deduce che Malipiero si trovasse in quel periodo in una posizione critica, scomoda e minoritaria, e cercasse in qualche modo di riacquisire consenso.

    Del resto, che Malipiero provasse da tempo astio nei confronti di Toni, se non addirittura esplicito disprezzo, è comprovato dalla lettera che lo stesso scrisse nell’agosto del 1928 a Guido Maria Gatti. Nella missiva, incentrata sulla disamina della revisione realizzata da Alceo Toni del Combattimento di Tancredi e Clorinda nell’edizione pubblicata per Gabriele d’Annunzio (1919-1921), si leggono termini come: «gigione», «bestiale» e «bestialissimo».

    Gli anni del Dopoguerra

    Se negli Anni ’30 e ’40 la posizione politica e il prestigio di Alceo Toni risultarono di fatto inattaccabili, è curioso notare che non si ha notizia di alcuna azione revisionista intrapresa nei confronti del musicista di Lugo nell’Italia del Dopoguerra.

    Di fatto, considerate le documentate e complesse commistioni e i trasversali rapporti con il passato regime dell’intero ambiente musicale, e tranne pochissimi casi accertati di effettivi provvedimenti, la neonata Repubblica decise di non portare avanti l’opera di epurazione dagli incarichi pubblici degli ex burocrati compromessi con il regime. La mancata attivazione di un’apposita commissione d’inchiesta risentiva certamente di una certa politica pacificatoria, imposta in parte anche dalle potenze alleate presenti in Italia e presumibilmente condivisa dalle forze politiche legate al Comitato di Liberazione Nazionale.

    Alceo Toni poté così continuare a realizzare trascrizioni e recensioni fino al momento della sua morte, avvenuta il 4 dicembre 1969.

    La poliedrica attività musicale

    Il percorso professionale di Alceo Toni è complesso ed articolato, almeno quanto la sua carriera politica. Nel 1906, ad appena 24 anni, venne nominato direttore del Liceo musicale di Rovereto, incarico che tenne fino al 1910. Nel frattempo, metteva a frutto le competenze acquisite come musicologo e critico musicale, collaborando sin dal 1905 e fino a tutta la Prima Guerra Mondiale con periodici musicologici, quali la «Rivista Musicale Italiana» e storico-letterari, come «La Romagna». La sua più lunga collaborazione musicale fu quella con il quotidiano «Il Popolo d’Italia», dal 1922 al 1943, una posizione particolarmente ambita ed osteggiata. Collaborò anche con riviste propagandistiche come la «Rivista Amministrativa del Comune di Milano», scrivendo articoli volti alla valorizzazione dell’unicità di strutture dal valore culturale e sociale, come il Teatro La Scala (1940).

    La collaborazione nel Secondo Dopoguerra con il quotidiano «La Notte», in qualità di critico musicale, si interruppe solo con la sua morte.

    Gli scritti

    • Michelangelo Rossi, Milano, Società Anonima Notari, 1920
    • Studi critici d’interpretazione, Milano, Bottega di Poesia, 1925, poi riedito da Ricordi, 1955
    • Strappate e violinate, Milano, Alpes, 1931
    • Antonio Bazzini: la vita, il violinista, il didatta e il compositore, Milano, Athena, 1946
    • Vittorio Maria Vanzo: la vita, le affermazioni artistiche, Milano, Editrice Athena, 1946
    • Stile, tradizioni e convenzioni del melodramma italiana del Settecento e dell’Ottocento (con Tullio Serafin), Milano, Ricordi, 1958

    La carriera di direttore d’orchestra

    Alceo Toni coltivò anche una brillante carriera come direttore d’orchestra, con l’esordio per la prima esecuzione della sua Tarantella per orchestra a Bucarest (Romania) nel 1925, registrata in microsolco nel 1933 con l’Orchestra sinfonica della Triennale di Milano. Di quest’ultima fu direttore stabile e componente del comitato direttivo dal 1933 fino ai primi Anni ’40, proponendo in concerto anche brani della tradizione musicale del primo Ottocento, come l’ouverture da La Scala di Seta di Gioacchino Rossini, anch’essa incisa negli Anni ’30.

    Le composizioni

    Dopo l’esordio nella composizione nel 1914 con l’opera Su un cavallin di legno, collaborò con Ada Negri (1870-1945) per la stesura dei tre Canti d’amore, liriche per canto e pianoforte, pubblicati per la Bongiovanni di Bologna nel 1926. Il sodalizio con la Negri, intellettuale candidata nel 1926 e nel 1927 al premio Nobel per la Letteratura e particolarmente vicina al regime del ventennio, fu l’inizio di una serie di fortunate pubblicazioni di musica cameristica con l’editore bolognese. 

    Si segnalano queste composizioni.

    • Stabat Mater per coro e orchestra, eseguito per la prima volta a Milano, 1929
    • Il Cavaliere romantico, poema in forma ouverture per orchestra, 1932
    • La figlia di Jorio, per l’omonima tragedia su testo di Gabriele d’Annunzio, 1938
    • Due Sonate per violino e pianoforte
    • Due Quartetti e un Quintetto per archi

    Numerose le revisioni di antiche composizioni musicali italiane, specie dei secoli XVII – XVIII, pubblicate per vari editori, tra cui la Collana Nazionale di Musica Italiana curata da Gabriele d’Annunzio (1918-1921). 

    • Arcangelo Corelli, quattro Concerti grossi dell’op. VI di Arcangelo Corelli
    • X Locatelli, Concerto op. I n. 12 
    • Benedetto Marcello, Cantata Didone 
    • Bernardo Pasquini, Toccata e Pastorale per strumento a tastiera 
    • Michelangelo Rossi, Toccata per strumento a tastiera
    • Antonio Salieri, Sinfonia per orchestra in re maggiore
    • Giuseppe Torelli, I Concerto grosso per orchestra
    • Giuseppe Valentini, Concerto II per orchestra
    • Giacomo Carissimi, Il giudizio di Salomone, oratorio, riduzione per le scene liriche e versione italiana del testo latino
    • Antonio Vivaldi, 4 Concerti per violino e archi
    • Nicola Antonio Porpora, 12 sonate per violino op. 12
    • Giovan Battista Pergolesi, La serva padrona, Livietta e Tracollo, Stabat Mater
    • Domenico Cimarosa, L’impresario in angustie, Il giorno felice

    Alceo Toni e Claudio Monteverdi

    In linea con i dettami estetico-musicali della Generazione dell’Ottanta, come definì Massimo Mila i compositori italiani nati intorno al 1880, particolarmente attenti alla riscoperta della figura e delle opere di Claudio Monteverdi, Alceo Toni si dedicò anch’egli al compositore cremonese. Realizzò trascrizioni per orchestra del Ballo delle Ingrate e del Combattimento di Tancredi e Clorinda, entrambe pubblicate nell’Ottavo Libro di Madrigali Guerrieri ed Amorosi (Venezia, Vincenti, 1638), riproponendo il Combattimento nella collana nazionale I Classici della Musica Italiana, quaderni n. 224 e 225 (Milano, Anonima Notari, 1919-1921).

    Massimo Salcito


    Bibliografia consigliata

    SILVIA DEL ZOPPO, Mussolini e i compositori del Ventennio: estetizzazione della violenza, processi mitopoietici e riti del consenso nel contesto musicale italiano (1922-1939), «Gilgameŝ», vol. 1, n. 1, Musica e Spettacolo, pp. 191-205, 2016.

    Dizionario della Musica italiana, Latina, voce “Toni, Alceo”,

    FIAMMA NICOLODI, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole, Discanto, 1984

    SUSANNA PASTICCI, Ildebrando Pizzetti. Sulle tracce del modernismo italiano, Ildebrando Pizzetti, Retracing Italian Modernism, «Chigiana, Journal of Musicological Studies», III Serie I, XLIX, Lucca, LIM, 2019, p. 314. 

    HARVEY SACHS, Music in Fascist Italy, Weidenfeld and Nicolson, London, 1987, trad. it. Musica e regime, Milano, Il Saggiatore, 1995.

    DOMENICO TAMPIERI, La leggerezza dell’elefante. Guido Gallignani (1880-1974), prefazione di Giovanni Morelli, Faenza, Edit, 2004.