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Claudio Monteverdi e il Combattimento di Tancredi e Clorinda

    Monteverdi: Il compositore cremonese e la messa in musica della Gerusalemme Liberata

    L’opuscolo in genere rappresentativo, ossia il madrigale «con gesto» della raccolta dell’Ottavo Libro di Madrigali, è uno dei brani in assoluto più noti della produzione di Claudio Monteverdi. Dalla fine del XIX secolo a tutt’oggi, il Combattimento è stato oggetto di un sempre crescente interesse da parte prima della moderna musicologia, quindi dai numerosi interpreti che ne hanno fornito versioni ed interpretazioni assai varie ed articolate. Anche la musica contemporanea, dal 1950 in poi, ha regolarmente riscoperto e riscritto le intrinseche eccezionali particolarità di quest’opera, fornendo nuova linfa ad una straordinaria ed originale rilettura del poema tassiano della Gerusalemme liberata.

    Leggi anche : Vita e opere di Claudio Monteverdi

    La nascita del Combattimento

    La composizione in genere rappresentativo, come la definisce l’autore, è scritta su testo di Torquato Tasso, tratto dalla Gerusalemme Liberata. Il brano musicale ci è giunto attraverso la pubblicazione a stampa all’interno dell’Ottavo Libro di Madrigali, stampato a Venezia dall’editore Vicenti nel 1643.

    Torquato Tasso e la Gerusalemme Liberata

    Conformemente al progetto estetico espresso dallo stesso Monteverdi circa la supremazia della parola sulla musica, il compositore cremonese utilizza per questa composizione parte del canto XII (stanze 52-62 e 64-68). Pare probabile che il testo non sia stato scelto da Monteverdi bensì dal suo committente, il patrizio veneziano Girolamo Mocenigo (1587-1658). Quella dei Mocenigo era una potente ed importante famiglia veneziana, da cui erano stati scelti un paio di dogi della Serenissima. Girolamo Mocenigo, in particolare, risulta essere un vero e proprio patrocinatore di un circolo culturale, il ridotto Mocenigo, a cui presumibilmente anche Monteverdi apparteneva. Il complesso rapporto tra Monteverdi e il ridotto del Mocenigo è stato oggetto in tempi recenti di studi approfonditi, come quelli condotti dal musicologo Rodolfo Baroncini (cfr. Bibliografia).

    Torquato Tasso (1544-1595), uno dei massimi poeti e scrittori del Rinascimento italiano, ebbe già in vita fama di essere uno dei massimi artisti della sua epoca, nonostante i manifesti episodi di instabilità mentale e non pochi problemi con il tribunale dell’Inquisizione, Considerato il suo capolavoro, il poema tratta di avvenimenti relativi alla prima crociata a Gerusalemme (1096-1099).

    Lo scritto ebbe una stesura a dir poco travagliata. Nato con il titolo di Gierusalemme a Venezia tra il 1559 e il 1575, venne pubblicato con un’edizione pirata e mutila nel 1580, dal titolo Rinaldo, seguita l’anno successivo da due ulteriori edizioni pubblicate da Angelo Ingegneri, anch’esse prive del consenso dell’autore. Fu proprio l’Ingegneri a scegliere il titolo di Gerusalemme liberata che incontrò da quel momento un grande successo di pubblico e critica. Nello stesso 1581 l’autore si vide costretto, a seguito delle imperfezioni e delle lacune presenti anche nelle due più recenti edizioni, ad autorizzare un’ulteriore edizione a stampa, realizzata da Fabio Bonnà. Nel 1593, dopo parecchi rimaneggiamenti, Tasso diede finalmente alle stampe la propria versione dell’opera, con il titolo di Gerusalemme conquistata, con dedica al cardinale Cinzio Aldobrandini, nipote del papa dell’epoca, Clemente VIII. Per quanto possa sembrare strano, questa versione, composta di fatto da un testo che è in buona parte alternativo all’edizione Bonnà del 1581, non ebbe mai il successo sperato dall’autore, ed anzi ben presto venne dimenticata. Nel frattempo era stata pubblicata a Genova nel 1590, sempre con il titolo di Gerusalemme liberata, la prima edizione illustrata, comprendente venti incisioni relative ad altrettanti passi e momenti dell’opera: la stampa di altissima qualità artistica, divenne in breve tempo la principale fonte di riferimento.

    Il nuovo stile di Monteverdi

    Sebbene sia probabile che Monteverdi abbia ricevuto una precisa indicazione del committente circa la scelta del testo del Tasso, il compositore ebbe a sua volta certamente mano libera nel trasformare in musica i versi del canto XII.

    Il testo si presentava come ideale per illustrare, come poi accadde con la stesura dell’Ottavo Libro di Madrigali, un nuovo stile musicale, lo stile concitato, che accanto al molle e al temperato prometteva nelle intenzioni monteverdiane di esplorare l’intera gamma delle passioni umane.

    Ne parla lo stesso Monteverdi nella prefazione all’Ottavo Libro di Madrigali:

    Avendo io considerato le nostre passioni od affezioni dell’animo essere tra le principali, cioè ira, temperanza ed umiltà o supplicazione, come bene gli migliori filosofi affermano, anzi la natura stessa de la voce nostra in ritrovarsi alta, bassa et mezzana, et come l’arte musica lo notifica chiaramente in questi tre termini di concitato, molle e temperato, né avendo in tutte le compositioni de passati compositori potuto ritrovare esempio del concitato genere, ben sì del molle e temperato; genere però descritto da Platone nel terzo De rethorica Repubblica libro III, 41 con queste parole «suscipe harmoniam illam quae ut decet imitatur euntis in proelium, voce atque accentus» et sapendo che gli contrarii sono quelli che movono grandemente l’animo nostro, fine del movere che deve avere la bona musica, come afferma Boetio dicendo «Musicam nobis esse coniunctam mores vel honestare velevertere» perciò mi posi con non poco mio studio et fatica per ritrovarlo. Et considerato nel tempo pirricchio che è tempo veloce, nel quale tutti gli migliori filosofi affermano in questo essere stato usato le saltazioni belliche, concitate et nel tempo spondeo tempo tardo le contrarie, cominciai dunque la semibreve a cogitare, Riferendosi all’impiego espressivo che anticamente si faceva dei modi ritmici, per cui una serie di note ribattute velocemente si adattavano alle saltationi belliche, concitate, mentre le note lunghe, tenute, in tempo lento si confacevano al loro contrario.

    La dichiarazione programmatica di Monteverdi è illuminante, e ben sposa l’organizzazione formale, realizzata a posteriori, delle composizioni edite nel 1638, tra cui spiccano, in quanto opuscoli in genere rappresentativo, i due titoli del Ballo delle Ingrate, a conclusione della seconda parte, e del Combattimento di Tancredi e Clorinda, a chiusura della prima. Da qui anche la classificazione dei madrigali, appunto, rispettivamente in guerrieri ed amorosi.

    La trama della Gerusalemme liberata

    L’opera letteraria tassiana è particolarmente complessa e ricca di personaggi, primari e secondari. Per la parte relativa al Combattimento, due sono i protagonisti, essendo il terzo, Testo, di fatto la personificazione di Tasso, naturale elemento di tramite comunicativo con il pubblico. Questa trovata è forse una delle più felici intuizioni del Monteverdi, e rende credibile l’intera drammatizzazione in musica, in funzione del principio di un teatro musicale: ineludibile obiettivo dell’estetica musicale del compositore cremonese, e ben diverso da quel fenomeno che si andava affermando in quegli anni di opera teatrale e musicale.

    Abbiamo il cavaliere cristiano Tancredi, duca d’Altavilla e principe di Galilea, personaggio storico effettivamente esistito al tempo della prima crociata in Terrasanta; e la musulmana Clorinda, in realtà etiope bionda e chiara di carnagione, quindi cristiana, cresciuta da musulmana e addestrata al combattimento come soldato delle truppe d’elite. Punto focale del racconto è naturalmente il duello tra i due, dove la dimensione effettivamente militare (va ricordato che il padre del Tasso, Bernardo, oltre che poeta era uomo d’arme mercenario) si fonde con un complesso intreccio emotivo. Clorinda infatti ha da poco scoperto di avere origini cristiane, mentre Tancredi, innamorato di Clorinda a seguito di un precedente duello, non può riconoscere l’amata a causa della diversa armatura indossata da quest’ultima. Tancredi, una volta scoperto di aver ucciso Clorinda, diventerà preda di crisi anche mistiche che lo porteranno alla fine alla morte; soccorso però da Erminia, a sua volta innamorata non corrisposta del cavaliere. La personalità dei due protagonisti è quindi attraversata da un coacervo di sensazioni ed emozioni che tendono a svelarne l’estrema precarietà e fallibilità, pur nella cornice del valore, militare ed etico, ma oramai unicamente storico, della cavalleria medievale.

    La fama del Combattimento in tempi moderni

    Il brano venne composto su commissione del patrizio veneziano Girolamo Mocenigo per il carnevale del 1624, come dice lo stesso autore nella prefazione.

    Non sono note ulteriori repliche del Combattimento, fino al progetto editoriale relativo all’Ottavo Libro di Madrigali che Monteverdi riuscì a realizzare con l’editore Vincenti ed il sostegno economico del re d’Asburgo, Ferdinando III. A quanto pare, la composizione venne dimenticata per oltre due secoli, fino al fenomeno di riscoperta in tempi relativamente moderni della figura e dell’opera di Claudio Monteverdi. Il fenomeno ebbe inizio in Italia intorno all’ultima decade del XIX secolo. Il primo studioso che realizzò una trascrizione in chiave moderna del Combattimento fu Luigi Torchi (1858-1920) per la casa editrice Ricordi (cfr. Bibliografia).

    Quella edizione fu seguita nel 1921 da quella curata dal compositore e musicologo Alceo Toni (1884-1969), che ne pubblicò una trascrizione moderna per conto della collana de I Classici della Musica Italiana, voluta e diretta dal poeta pescarese Gabriele d’Annunzio.

    Ma la vera edizione che suggellò la prima Monteverdi renaissance fu redatta da Gian Francesco Malipiero (1882-1973), compositore che dal 1921 al 1942 curò l’edizione completa in 16 volumi dell’opera monteverdiana in tempi moderni.

    Dagli Anni Venti del Secolo XX, il Combattimento conobbe uno straordinario successo, prima nei teatri lirici italiani ed esteri; e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale fu anche oggetto di una nutrita serie di incisioni discografiche.

    Il fenomeno della cosiddetta riscoperta della musica antica, dagli Anni 70 del Novecento in poi, accentuò ulteriormente il fenomeno di riproduzione, portando questa pagina monteverdiana ad una particolare diffusione ed apprezzamento anche da parte del grande pubblico.

    Massimo Salcito

    Bibliografia

    RODOLFO BARONCINI – MARCO DI PASQUALE, Monteverdi a San Marco. Venezia 1613-1643, Lucca, Lim, collana ConNotazioni 14, 2020.

    GIAN FRANCESCO MALIPIERO (a cura di), Tutte le opere di Claudio Monteverdi, 16 voll., Wien (Austria), Universal Edition, 1926-1932

    CLAUDIO MONTEVERDI, Madrigali guerrieri et amorosi, con alcuni opuscoli in genere rappresentativo, che saranno per brevi episodi fra i canti senza gesto. Libro ottavo di Claudio Monteverde, Maestro di cappella della Serenissima Repubblica di Venezia. Dedicati alla sacra cesarea maestà dell’imperatore Ferdinando III con privilegio. Venezia, Vincenti, 1638 (libri parte).

    ALCEO TONI, N. 19, I Classici della Musica Italiana. Raccolta Nazionale diretta da Gabriele d’Annunzio. Monteverdi / Il Combattimento di Tancredi e Clorinda. Società Anonima La Santa, Notari, Milano, 1921.

    LUIGI TORCHI, L’Arte Musicale in Italia, Milano, Ricordi, 7 voll., 1898-1907. Nota: il Combattimento figura nel volume 6 (1897).

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