Passano circa 150 anni dalla prima stesura delle Regole musicali per i principianti di cembalo (Napoli, 1775) all’ultima edizione dei Partimenti regole musicali per quelli che vogliono suonare coi numeri e principianti di contrappunto di Fedele Fenaroli (Milano, Sonzogno, 1883, ultima ristampa 1930).
L’opera aperta di Fedele Fenaroli
Si tratta di un esempio particolarissimo di ampliamento e riproposizione di un trattato teorico-pratico. L’autore, tramite anche suoi allievi, modificò e ampliò più volte l’opera anche in occasione di ristampa.
In un primo periodo, come fa giustamente notare in un suo saggio il Prof. Giorgio Sanguinetti, questa fortuna è dovuta innanzi tutto alla struttura aperta dell’opera. Fu l’autore stesso ad ampliarla grazie anche a un periodo di attività didattica eccezionalmente lungo per l’epoca. Precisamente stiamo parlando di un periodo che va dal 1762, anno del suo primo incarico al Conservatorio di S. Maria di Loreto, fino al 1815 circa.
In una seconda fase, dal 1795 circa, è l’attenzione dei vari editori a dare spinta alla fortuna, non solo italiana, bensì europea, dell’opera. Emanuele Imbimbo e Giovanni Canti furono certamente tra i primi a comprendere le potenzialità nascoste del metodo. Un metodo che univa a pochi concetti teorici molte realizzazioni pratiche d’uso comune.
Il “canto del cigno” di una tradizione
In una terza fase, dopo il 1850, le pagine principali del metodo dei Partimenti vengono unite a quelle di metodi similari. Quest’ultimi armonicamente più aggiornati secondo i gusti delle nuove generazioni, divennero col tempo sempre più una testimonianza documentaria, formale, della tradizione musicale italiana. Con il tardo Ottocento e l’affermazione globale dell’armonia “scientifica” di scuola tedesca la tradizione italiana iniziò inevitabilmente il suo declino. I riconoscimenti attribuiti al metodo di Fenaroli da parte di illustri musicisti, come Verdi e Puccini, non poterono evitare la decadenza.
L’ultima ristampa di Sonzogno è in un certo senso “il canto del cigno” di una tradizione, non solo compositiva ma anche interpretativa. L’Italia musicale del Ventennio cercava di riscoprire l’importanza di una eredità musicale e culturale di Fedele Fenaroli ormai perduta.
Massimo Salcito
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