Il clavicembalo è uno strumento che viene in molti contesti descritto come l’antenato del pianoforte. Nulla di più sbagliato. Nel clavicembalo la corda è pizzicata con un meccanismo che simula l’azione della mano di un suonatore di chitarra.
Nel pianoforte la corda viene percossa con un meccanismo di leve completamente diverso del clavicembalo. La differenza con il pianoforte è dunque non tanto nelle dimensioni, nella forma o nei materiali utilizzati quanto nel meccanismo di produzione sonora: la cosiddetta “meccanica”.
Ma prima di scoprire se il clavicembalo sia uno strumento antico o moderno vediamo alcune caratteristiche importanti.
Sapevi dell’esistenza della famiglia dei clavicembali?
Ebbene sì, ben quattro strumenti appartengono formalmente alla famiglia del clavicembalo:
- il clavicembalo vero e proprio: forma che richiama il pianoforte a coda, le corde perpendicolari alla tastiera e parallele al lato lungo;
- la spinetta poligonale: le corde sono pressoché parallele alla tastiera;
- il virginale: ha le stesse caratteristiche della spinetta poligonale ma la pianta è rettangolare e la tastiera è incassata nello strumento (nella spinetta poligonale invece la tastiera è sporgente);
- la spinetta traversa: le corde sono inclinate, la pianta è di fatto triangolare.
Area di provenienza: un’importante classificazione
Vi sono infatti almeno cinque differenti tipologie di clavicembali. Questi prendono la “nomenclatura” anche da altrettante aree continentali. Abbiamo ad esempio l’italiano, il fiammingo, l’inglese, il tedesco e infine il francese.
Le zone geografiche ci permettono di identificare meglio il clavicembalo anche per meglio identificare la meccanica.
Il clavicembalo moderno: dalle origini a oggi
Le prime testimonianze fisiche e documentarie di clavicembali risalgono alla seconda metà del Quattrocento in Italia. Dalla penisola si evolvono, nel Cinquecento e Seicento, le varie tipologie nazionali, rimanendo in auge di fatto per quasi tutto il Settecento.
Leggi: Età d’oro del clavicembalo: l’ascesa del clavicembalo in musica
L’avvento del fortepiano e del pianoforte, nel periodo a cavallo tra fine Settecento e inizi Ottocento, sancisce di fatto l’inizio della decadenza per lo strumento a corde pizzicate, anche se i clavicembali sopravvivono nell’uso quotidiano della musica per buona parte del XIX secolo.
La fase della decadenza è tra il 1860 e gli anni Venti del Novecento: in questo periodo il clavicembalo è di fatto una curiosità documentaria.
È con la Prima Guerra Mondiale che si torna a parlare di questo strumento, nell’ottica di una più generale riscoperta della cosiddetta “Musica Antica”: ossia, strumenti, repertori e prassi esecutive relative a un’epoca preromantica.
Come siamo arrivati al clavicembalo moderno?
È un’epoca relativamente nota nella storia della musica, autonoma rispetto alla precedente età aurea che coinvolge anche importanti compositori recenti della musica classica.
Vengono infatti sperimentati “nuovi” clavicembali, frutto anche di una originale commistione tra nuove capacità tecnologiche ed esigenze musicali tipiche del Novecento, come alcune sonorità.
Con la Seconda Guerra Mondiale prende, al tempo della seconda Early Music Renaissance, piede l’esigenza di ricostruire gli strumenti attenendosi il più possibile alla testimonianza originale: nasce il “clavicembalo – copia”.
Oggi potremmo dire che il clavicembalo è sì strumento moderno eppure antico.
Massimo Salcito
Pingback: Età d'oro del clavicembalo: l'ascesa del calvicembalo in musica
Pingback: I maestri del Clavicembalo in Italia. Una maestria tutta italiana
Pingback: Come si arriva nella storia della musica al Fortepiano?
Pingback: Dalla riscoperta del clavicembalo all'early music renaissance
Pingback: Perchè è importante conoscere il musicista e maestro Fedele Fenaroli?