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Jean-Jacques Rousseau e il suo rapporto con il mondo della musica

    Jean-Jacques Rousseau e il suo rapporto con il mondo della musica

    Dalla filosofia alla musica, un protagonista indiscusso della cultura del XVIII secolo

    Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) è stato filosofo, scrittore, pedagogista, musicista. Brillante e controverso, amato ed odiato ad un tempo dall’intellighentia francese del periodo è riuscito comunque a imprimere, grazie ad alcune sue intuizioni, delle vere svolte non solo nei chiusi ambienti intellettuali dell’epoca, ma anche nella società francese, ed in particolare in quella pre-rivoluzionaria.

    Nato a Ginevra, orfano di madre e di padre, dopo l’affidamento ad un pastore calvinista ed un periodo di apprendistato come incisore si trasferisce in Francia

    Qui nel 1728 ha modo di conoscere Françoise-Louise de Warens (1699-1762), nota come Madame di Warens. Nobildonna protestante con alle spalle un matrimonio con il Barone di Warens poi annullato, la Warens si converte al cattolicesimo, ed è una probabile attivista del re Vittorio Amedeo II di Savoia e del Vescovo di Annency per la causa cattolica in Savoia. È grazie anche ai contatti della Warens, con la quale dal 1732 al 1742 Rousseau coltiva una relazione sentimentale, che Rousseau può effettuare studi approfonditi di scienza, filosofia e matematica.

    Nel 1742, la rottura della relazione con la Warens è alla base della decisione di trasferirsi a Parigi, mantenendosi precariamente come istitutore e copista musicale, iniziando una nuova relazione con la sua compagna di vita, Marie-Thérèse Levasseur (1721-1801). A differenza della Warens, la Levasseur era una lavandaia ed una cameriera nell’Hotel Saint Quentin, dove Rousseau era solito consumare i pasti. La Levasseur si dimostra una presenza stabile nella vita di Rousseau, ed ha anche un ruolo di rilievo nella conservazione post mortem dei suoi scritti.

    A Parigi Jean-Jacques ha modo di prendere contatto con gli Enciclopedisti, gruppo di intellettuali capitanati da Denis Diderot (1713-1784) e Jean Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783), impegnati all’epoca a costituire il comitato redazionale dell’Encyclopédie, ovvero il Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, espressione del manifesto programmatico dell’Illuminismo.

    Il Discorso sulle scienze e arti e le principali opere di Jean-Jacques Rousseau

    Nel 1750 a soli 48 anni, Rousseau ottiene la sua prima consacrazione nell’ambiente intellettuale francese, a seguito della premiazione per il Discorso sulle scienze e arti in un concorso indetto dall’Accademia di Digione.

    I contenuti programmatici di quello scritto (la critica alla civiltà quale causa dei problemi della società, l’elogio della natura come conforto per l’uomo) sono alla base del successivo Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755). Il secondo Discorso è una effettiva dichiarazione del pensiero rousseauiano, con la definizione dello stato di natura in evidente riferimento all’opera di Thomas Hobbes (1588-1679), e con la teorizzazione critica di concetti quali la proprietà, il linguaggio, la società e lo Stato.

    Pubblicato nel 1761 il romanzo epistolare di Giulia o La Nuova Eloisa, nell’anno successivo viene dato alle stampe quello che risulterà essere il più importante contributo del XVIII secolo alla nascente pedagogia, l’Emilio o Dell’Educazione

    Avversato dallo Stato e dalla Chiesa il libro procura a Rousseau l’arresto l’esilio e la messa al rogo delle copie stampate. Eppure, Emilio segna uno spartiacque nella storia della teoria dell’educazione: già il regime rivoluzionario della Convenzione parlamentare giacobina del 1793 ne riconosce il ruolo di testo guida per la formazione delle nuove generazioni.

    Ma è con il Contratto Sociale, pubblicato nel 1762, che Rousseau diventa indiscussa figura di riferimento per la Francia dell’epoca: la prefigurazione, con circa trent’anni di anticipo, di un nuovo modello sociale basato sull’ideale di uno stato democratico, è una delle più lucide intuizioni del filosofo ginevrino ed una fonte d’ispirazione per la Rivoluzione.

    Le polemiche e le reazioni avverse alle uscite dell’Emilio e del Contratto Sociale non si esauriscono con la fuga in Svizzera. Per via dei continui mandati d’arresto, Rousseau è costretto a spostarsi frequentemente per l’Europa, fino ad un breve soggiorno in Inghilterra e ulteriori brevi peregrinaggi per la Francia. 

    Nel 1770 può finalmente rientrare a Parigi, oramai in preda a crescenti episodi d’instabilità mentale, nei confronti dei vecchi amici di un tempo come Diderot, gli enciclopedisti e in aperta rivalsa con François-Marie Arouet (1694-1778), noto con lo pseudonimo di Voltaire.

    Solo nel 1776, con il trasferimento a Ermonville, Rousseau può godere, per i circa due anni che lo separano dalla morte a seguito di un violento ictus cerebrale, di una relativa tranquillità personale.

    Jean-Jacques Rousseau: il rapporto con il mondo della musica

    Anche se le opere filosofiche, sociali e pedagogiche sono ancora oggi considerate i pilastri del pensiero dell’intellettuale ginevrino, Rousseau si interessa molto di musica.

    In quanto esperto di incisioni musicali e con la fama di buon copista da subito riconosciutagli a Parigi, il filosofo ginevrino può così contare su una delle poche entrate economiche sicure della travagliata esistenza.

    Intanto, il contatto con gli enciclopedisti e le competenze acquisite nel campo della composizione e delle forme musicali dell’epoca gli valsero da Diderot l’assegnazione delle voci dell’Enciclopedia relative a quella disciplina, poi raccolte nel 1767 in un suo autonomo Dizionario di Musica. 

    In quell’opera compare la famosa dichiarazione sul compositore napoletano Francesco Durante, maestro di Fedele Fenaroli:

    Cʼest un bon Harmoniste. Durante est le plus grand Harmoniste de lʼItalie; cʼest-à-dire, du MONDE 1

    Nel 1742, presentò all’Accademia delle Scienze il suo Projet concernant de nouveaux signes pour la musique, un originale tentativo di sostituire il sistema di notazione musicale tradizionale con uno strumento totalmente nuovo, assai più sintetico e graficamente intuitivo. Pur riconoscendone la validità, non si ritenne opportuno a quel tempo promuoverne l’applicazione. Il sistema rousseauiano venne curiosamente adottato in Cina ed altri paesi asiatici agli inizi del Novecento, a seguito dell’opera missionaria organizzata in quelle terre dalla Chiesa Cattolica, ed in particolare dai gesuiti, che trovarono in quel metodo di notazione musicale un ottimo strumento promozionale del repertorio occidentale.

    Ancora oggi, la prefazione a questo scritto è una dimostrazione delle straordinarie intuizioni che ebbe anche in questo campo:

    Parrebbe stupefacente che, essendo la notazione musicale rimasta per così tanto tempo nello stato di imperfezione in cui la vediamo ancor oggi, la difficoltà nell’apprenderla non abbia avvertito il pubblico che fosse colpa di tali simboli stessi, e non dell’arte.2

    Rousseau si cimentò anche nella composizione musicale. Oltre ad una serie di arie e mottetti per voci e strumenti di genere sacro e profano, scrisse tre opere principali: Dafni e Cloe (iniziata nel 1742 e rimasta incompiuta), Le Muse Galanti e L’Indovino del villaggio.

    Le Muse Galanti è una opéra-ballet (ossia, con parti sia cantate e che ballate) in un prologo e tre atti, composta tra il 1742 e il 1745. L’opera fu commissionata dalla Corte di Versailles, ebbe una difficile gestazione e anche le esecuzioni di prova non risultarono soddisfacenti.

    Maggior successo ottenne invece L’Indovino del villaggio, eseguita per la prima volta nel 1752 al castello di Fontainebleau, al cospetto del re Luigi XV. L’intermezzo, a tre voci, risente fortemente delle omologhe formule italiane del periodo. Il modello principale è La Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi (1710-1736), rappresentata a Parigi nel 1729 e da Rousseau ritenuta di valore superiore all’opera seria francese alla Lully. Ne scaturì una recrudescenza della Querelle des Bouffons, che si concluse con l’ostracismo in Francia della rappresentazione dell’opera buffa italiana per regio decreto. L’Indovino fu in seguito preso a modello da Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) per la creazione della sua opera Bastiano e Bastiana.

    Jean-Jacques Rousseau, una figura senza tempo 

    Difficile inquadrare il ruolo di Rousseau nell’Europa del XVIII secolo, personalità geniale e contraddittoria allo stesso tempo.

    La sua capacità di saper cogliere il conflitto tra individuo e società nelle sue tante declinazioni, lo colloca profeticamente in anticipo rispetto ai suoi tempi, venendo di fatto riscoperto dagli intellettuali del XIX e del XX secolo.

    Foscolo lo ammira incondizionatamente, Marx ed Hegel ne apprezzano la comprensione dei modelli sociali, Sartre ne riscopre l’attenzione al ruolo dell’individuo, Schopenauer lo definisce “il più grande moralista in tempi moderni”, Starobinski ne rivaluta la capacità psicologica e psicoanalitica.

    Infine, il Giappone riconosce un particolare valore alla figura di Rousseau: le sue opere sono state tradotte sin dalla seconda metà dell’Ottocento per via della sua originale lettura di identificazione dell’uomo nella natura, concetto che si potrebbe considerare una rappresentazione occidentale del concetto buddista dell’umana esistenza. 

    Massimo Salcito

    Bibliografia

    1. JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Dictionnaire de musique, Paris, Veuve Duchesne, 1768, p. 352.
    2. JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Projet concernant de nouveaux signes pour la musique, Parigi, Accademia delle Scienze, 2 agosto 1742, Ginevra, 1781, prefazione.

    Jean Jacques Rousseau in Italia: Un progetto di Massimo Salcito

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