Massimo Salcito ospite a Palazzo Corvo per il contributo dal titolo “Quanto ha dormito il cembalo!”
Domenica 19 dicembre 2021, ad Ortona, presso la sala di Palazzo Corvo, sede dell’Istituto Nazionale Tostiano, si è tenuto il convegno “Tosti e il suo tempo”, giornata di studi a carattere nazionale dedicata alle ultime scoperte emergenti nel campo della ricerca musicologica su Francesco Paolo Tosti (1846-1916).
Importante musicista vissuto a Londra quale docente di canto presso la corte della Regina Vittoria, Tosti è stato tra l’altro intimo amico di illustri figure del primo Novecento Italiano, come Gabriele d’Annunzio (1863-1938) e Francesco Paolo Michetti (1851-1909).
Ospiti e studiosi per le ultime ricerche sul compositore ortonese
Il convegno, coordinato dalla responsabile scientifica dell’Istituto, la dottoressa Diana de Francesco, ha visto la partecipazione di:
- Alberto Mammarella (Conservatorio di Musica “D’Annunzio” di Pescara)
- Giorgio Pagannone (Università degli studi di Chieti-Pescara)
- Paola Besutti (Università degli Studi di Teramo)
- Francesca Piccone (Centro Studi Marsicani “U. M. Palanza”)
- Paolo Peretti (Conservatorio di Musica “Pergolesi” di Fermo).
Quanto ha dormito il cembalo! – I rapporti tra Francesco Paolo Tosti e la musica antica
Ha partecipato al convegno anche Massimo Salcito, con una relazione dal titolo “Quanto ha dormito il Cembalo! Francesco Paolo Tosti e la musica antica: un mancato rapporto?”.
Sembra un’apparente contraddizione eppure Tosti, nonostante egli non fosse orientato alla musica antica, utilizzò una tecnica compositiva che ereditò dal suo maestro S. Mercadante.
Proprio in quel momento in Italia e in Inghilterra vi era una riscoperta della musica antica, anche se questo fenomeno non aveva suscitato particolare influenza su Tosti, il suo contemporaneo d’Annunzio dimostrò di esserne interessato.
Il poeta nel 1919 diede vita alla Raccolta Nazionale de I Classici della Musica Italiana, serie dedicata a compositori italiani del calibro di Claudio Monteverdi, Adriano Banchieri, Gesualdo Da Venosa e Domenico Scarlatti, allora quasi totalmente sconosciuti nelle stagioni e negli eventi musicali. D’Annunzio aveva anche intessuto negli anni un’importante corrispondenza con l’inglese Arnold Dolmetsch (1858-1940), costruttore di copie di strumenti storici ed autore di una monografia, The Interpretation of the Music of the XVIIth and XVIIIth Centuries(1915), ancora oggi un importante testo di riferimento per gli operatori del settore.
Si è visto come Francesco Paolo Tosti, tranne nel caso di una sola romanza da camera, non abbia mai avuto a che fare con il fenomeno della riscoperta della musica antica. Tuttavia il retaggio della tradizione musicale italiana della Scuola Napoletana, da cui proveniva, si era diplomato al Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli nel 1866, fu per lui tutt’altro che secondario.
Francesco Paolo Tosti e la pratica dei “Partimenti”: i due bassi a quattro voci, dei Partimenti del Fenaroli
Allievo di Saverio Mercadante (1795-1870), Tosti aveva comunque fatto tesoro nel suo bagaglio formativo musicale della plurisecolare tradizione musicale partenopea. In particolare, della importante pratica della realizzazione dei “Partimenti”, ossia la capacità di realizzare armonie e melodie di particolare bellezza e qualità su bassi dati.
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La scuola dei “Partimenti” era giunta a Tosti tramite Mercadante, a sua volta allievo diretto di Fedele Fenaroli (1730-1818), autore di quel metodo.
Una pratica compositiva, quella dei “Partimenti”, nota quindi anche al giovane Tosti. Questo è stato dimostrato da Salcito grazie alla presentazione in anteprima al convegno di alcuni manoscritti autografi.
Per l’esattezza, due bassi dei “Partimenti” del Fenaroli, realizzati a quattro voci, in ossequio ad un modello didattico di particolare successo e al quale doveva parte del suo stile persino l’esponente di punta del genere ottocentesco della “romanza da salotto”.
Quella dell’uso dei Partimenti si rivela per Massimo Salcito una significativa sorpresa. Un’intuizione che apre la strada ad originali percorsi della storia della musica nazionale, forse ancora oggi poco approfonditi dalla moderna musicologia e che dimostra quanto l’Abruzzo abbia ancora molto da raccontare.