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Le radici musicali di Stravinskij messe in scena al Duni Festival

    Il Festival Duni di Matera si è posto l’ambizioso obiettivo di comprendere l’opera di Igor Stravinskij attraverso i suoi grandi modelli e ispirazioni

    Dopo la lunga sospensione delle attività causate dal coronavirus, ritorna, e lo fa al massimo della sua energia, il Festival Duni edizione 2020.

    L’evento svolto domenica 4 ottobre presso l’Auditorium “Gervasio” di Matera, è stato uno dei più significativi a essere realizzato dopo una protratta pausa. Il nome che il Festival Duni ha proposto per lo spettacolo è “Pulcinella e i suoi modelli”, il nome anticipa quello che è il cuore contenutistico dello spettacolo. L’intento è quello di eseguire il repertorio barocco di una ristretta ma importante serie di compositori antichi come Pergolesi, Gallo, Monza, Wassenaer, i quali hanno ispirato l’opera-balletto di Stravinskij.

    Per poter comprendere la grandiosità delle opere letterarie dei maggiori scrittori, la ricerca filologica aveva già intuito la necessità di ripercorrere, innanzitutto, quella che era stata la loro vita da lettori e cosa, nel loro percorso creativo, li avesse influenzati. A questa esigenza non potevano certo sottrarsi i grandi compositori, anch’essi manifestazione di quell’arte che non sarebbe stata tale se non grazie alle contaminazioni avute da altri mondi, sia sonori che artistico-culturali.

    Il Festival Duni si è posto questo ambizioso obiettivo: comprendere l’opera di Igor Stravinskij attraverso le ispirazioni musicali da cui il grande compositore ha tratto linfa vitale per i suoi componimenti.

    Che il musicista di origini russe fosse stato volutamente influenzato dal Pergolesi non è certo un mistero, ma la scoperta delle vere radici di Stravinskij si deve al musicologo tedesco Helmuth Hucke, il quale, verso la fine degli anni Sessanta del Novecento, notò che 11 dei 20 brani pervenuti non appartenevano al Pergolesi, bensì ad autori non noti, come Domenico Gallo, Carlo Ignazio Monza e Unico Wilhelm van Wassenaer.

    Il festival ha dunque deciso di proporre la versione originale delle opere ripercorrendo il contesto storico-filologico all’interno del quale Stravinskij ha operato, grazie all’esecuzione e allo studio del Duni Ensemble, fondato nel 2003 da Claudia Di Lorenzo al clavicembalo, dalla flautista Natalia Bonello e dal violoncellista Leonardo Massa. L’ ensemble barocco specializzato nell’esecuzione della musica antica con strumenti copia e prassi esecutive informate e autore di un pregevole lavoro di riscoperta delle opere del settecentesco compositore materano Egidio Romualdo Duni. Il concept visuale e drammaturgico curato da Vania Cauzillo e Fabrizio Festa si presenta come la cornice ideale per rappresentare visivamente la maschera napoletana.  

    La proiezione della coreografia è stata accompagnata dall’esecuzione dal vivo della partitura, eseguita dall’Orchestra ICO della Magna Grecia e diretta eccezionalmente da Saverio Vizziello: un’occasione che ha visto sperimentare ai tempi della pandemia nuovi intrecci e nuovi schemi di esecuzione di più arti in dialogo fra loro, che riescono, nonostante il distanziamento, a ricostruire il loro legame indissolubile.

    Fotografie di Giovanni Marino

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