Le tante declinazioni della sonata in Do Maggiore WQ 136 H 558
La viola da gamba ha fondamentalmente una doppia natura: è strumento a corde sia solistico (ossia, in grado di “cantare” una voce principale alla volta) che polifonico (ossia, in grado di realizzare più parti di accompagnamento).
Di fatto si potrebbe definire la viola da gamba come una sorta di chitarra con il supporto dell’arco. Questa doppia natura, solistica e polifonica, porta questo strumento a confrontarsi con strumenti invece di natura armonici, come gli strumenti a tastiera.
Evidentemente Carl Philipp Emmanuel Bach aveva ben chiare queste due caratteristiche, che a loro volta si fondono in quegli anni con l’affermazione di uno stile musicale che non è più armonico-contrappuntistico.
Questo nuovo stile risente invece di profondi cambiamenti di gusti e tendenze estetico: quello che per molti versi viene forse anche troppo sinteticamente indicato come lo Stile Galante.
Le composizioni per viola da gamba di Bach figlio risentono profondamente di questi fattori. Spesso ne esaltano le peculiarità, pur non rinunciando completamente ai rapporti di filiazione con il recente passato.
Proprio nel primo tempo della Sonata in do maggiore, nelle primissime battute dell’Andante iniziale, emerge in tutta la sua evidenza il cosiddetto Basso di Romanesca Ibrida, una sorta di basso di passacaglia con aggiunta una cadenza.
Non è naturalmente un caso, semplicemente perché nella composizione musicale il caso non esiste. Si tratta, in realtà, di una esplicita citazione storica, comunque coerente con l’affermarsi dello Stile Galante. Ed altrettante dimostrazioni di quello stile, così diverso e introspettivo rispetto agli artici contrappuntistici della generazione precedente, sono le arabescate figurazioni dell’Allegretto centrale, ed ancora di più, la forma di minuetto in Rondeau dell’Arioso finale.
Il duo viole
Proprio il terzo tempo della Sonata Wq 136 è stato l’oggetto di un esperimento condotto con la violista professionista Anna Maria Gentile nell’estate del 2019.
Volevo, con Anna Maria, testare le possibilità di interpretare questa sonata anche senza l’ausilio di uno strumento a tastiera accompagnatore.
La scoperta di Palazzo Gentileschi
Si è verificata l’opportunità di poter effettuare una registrazione audio ed audiovideo in una particolare ambientazione: gli interni di un palazzo storico settecentesco posto in una centralissima via di L’Aquila, recentemente restaurato a seguito del sisma del 6 aprile 2009.
Nel pieno centro storico della città di L’Aquila, grazie alla gentile disponibilità di Pierluigi Imperiale e Gina Felicia Andreassi, il palazzo storico è diventato un’ottima occasione per veicolare un messaggio di rinascita.
Da questo punto di vista, la sala da ballo del palazzo aquilano, con la volta splendidamente affrescata, ci era sembrata quindi particolarmente adatta per questo genere di registrazione: aspetto, quello di una ambientazione così originale, che aveva incuriosito anche gli altri due partecipanti al progetto, ossia il fotografo Alessio Pancella e il tecnico del suono Paolo Saggese.
Il risultato è stata la produzione di una traccia sonora commercializzata per la iMusician, un videoclip che documenta anche il processo tuttora in corso di rinascita della città di L’Aquila, ed infine un photobook pubblicato dalla casa editrice Youcanprint che ha il merito di aver fissato i momenti più significativi di questa prima ed affascinante esperienza de LA STANZA SEGRETA DI MUSICA.